La Verità ti fa male lo so!!!

Dopo la messa in onda delle aggressioni del Blocco studentesco in piazza Navona
Telefonate a Rai3: "Vi abbiamo identificato a voi ed ai vostri familiari"Scontri, i filmati a "Chi l'ha visto?"
Rai assalita, minacce ai redattori

Ultrà di destra hanno scavalcato i cancelli di via Teulada lanciando uova marce
Il Pd chiede una informativa del governo alla Camera. Minniti: "Individuare i responsabili"

Scontri, i filmati a "Chi l'ha visto?" Rai assalita, minacce ai redattori

Un momento degli scontri in piazza Navona

ROMA - Irruzione alla Rai, minacce ai giornalisti di Chi l'ha visto? Gli ultrà di destra puntano l'indice contro la trasmissione di Rai3 che ieri sera ha mostrato un filmano inedito dell'aggressione ad un gruppo di giovani in piazza Navona, mercoledì scorso.
Irruzione in via Teulada. Una trentina di ultrà di destra, con il viso coperto da passamontagna, ieri notte hanno scavalcato i cancelli della sede di via Teulada, lanciando uova marce contro le pareti. Sono fuggiti prima che arrivasse la Polizia, ma stamane, telefonate di rivendicazione e minaccia a nome di Forza Nuova sono giunte alla redazione di Chi l'ha visto?. Per i volti di quegli aggressori del Blocco Studentesco mostrati durante la trasmissione, gli estremisti hanno promesso ai redattori pesanti ritorsioni: "Vi abbiamo identificato, a voi ed ai vostri familiari".
Le telefonate di minaccia. Una voce maschile, adulta, con voce apparentemente pacata, ha chiamato la redazione da un'utenza fissa: "Abbiamo visto la vostra trasmissione dove chiedete nome, cognome e indirizzi di chi è stato fotografato. Noi faremo lo stesso con tutti voi: chi ha visto voi; chi lavora con voi; dove abitate, e poi verremo sotto le vostre case". Sono seguite altre tre telefonate dello stesso tenore.
Sciarelli: "Mai chiesti nomi e cognomi". "Ma noi non abbiamo mai coinvolto il pubblico", replica Federica Sciarelli, conduttrice della trasmissione. "Non ho sollecitato i telespettatori a fornire alcuna indicazione. Mi sono solo limitata a dire 'guardate queste immagini': tutto qua".
"Sono dei ragazzini spaventati". Nel filmato, mandato in onda al rallentatore, sono ripresi gli scontri avvenuti prima dell'aggressione davanti al bar Navona: "Guardate la faccia sgomenta e preoccupata dei ragazzi, sono dei ragazzini - commenta la Sciarelli - sono veramente dei ragazzini che scappano, spaventatissimi da quello che sta succedendo".
Forza nuova: "La sinistra scalda gli animi". Roberto Fiore, segretario di Forza Nuova - sigla che finora era rimasta 'ufficialmente' lontana dagli incidenti - si è affrettato a dichiarare la sua profonda indignazione per la trasmissione e la "volontà di certa sinistra di scaldare gli animi per riaprire una spirale di violenza contro i ragazzi di destra. Hanno tracciato una lista di proscrizione nei confronti di militanti politici".
Curzi: "Azione squadrista". L'irruzione nella sede Rai di via Teulada ha mobilitato i vertici della Rai: il presidente Claudio Petruccioli ha telefonato preoccupato al ministro dell'Interno. Lunga telefonata anche tra il direttore generale della Rai, Claudio Cappon, e il capo della Polizia, prefetto Antonio Manganelli. Sandro Curzi, ex direttore TG3, oggi consigliere d'amministrazione della Rai, è convinto che il "blitz in via Teulada di fatto rivendica la legittimità dell'azione squadristica di piazza Navona contro la pacifica manifestazione di protesta degli studenti".
Camera, il Pd chiede informativa. Alla Camera Emilia De Biasi, del Pd, ha chiesto che il ministro dell'Interno riferisca sul "blitz che riveste una straordinaria gravità". Anche per Marco Minniti, ministro dell'Interno nel governo ombra del Pd, "serve una immediata iniziativa del ministero dell'Interno". "Tali gesti intimidatori - ha aggiunto - vanno immediatamente stroncati individuando responsabili, mandanti, strutture illegali che li rendono possibili. Serve una immediata iniziativa del ministero dell'Interno".
Mussolini: "Fatti andati diversamente". Immediata la replica di Alessandra Mussolini, di Alternativa Sociale: "I fatti sono andati diversamente: qualcuno - sostiene - ha usato il servizio pubblico radiotelevisivo per istigare violenza contro ragazzi di Blocco studentesco. Quella trasmissione serve per trovare le persone scomparse, non per metterne altre nelle mani dei facinorosi".
Idv: "La maggioranza condanni". Duro il commento del capogruppo alla Camera dell'Italia dei Valori Massimo Donadi. "L'irruzione nella sede Rai - dice Donadi - è un episodio di estrema gravità, che non va sottovalutato e su cui deve essere fatta immediatamente chiarezza. Sarebbe molto grave se qualcuno cercasse di giustificare questo atto. E' necessario che il governo e la maggioranza condannino subito e senza remore questo episodio".
La condanna del Pdl. Anche il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto ha stigmatizzato l'accaduto. "L'azione perpetrata nel centro di Produzione di via Teulada - ha detto l'esponente della maggioranza - nei confronti della trasmissione 'Chi l'ha visto' è un fatto grave che condanniamo fermamente. Ai giornalisti ed ai tecnici della sede Rai esprimiamo solidarietà".
Fnsi: "Atto squadristico". "E' la prima volta che gli uffici e gli studi della Rai vengono assaliti con proditoria violenza, questo non è assolutamente accettabile ed è un segnale molto preoccupante per il nostro Paese", si legge in una nota del Sindacato dei giornalisti italiani. "Chiediamo, con forza - si legge ancora nella nota -, al ministro dell'Interno Roberto Maroni ed alla Magistratura che facciano piena luce sul gravissimo episodio perseguendo i responsabili di questo atto di stampo chiaramente squadristico".
(4 novembre 2008) La Repubblica


PS.

Riflettendoci mi sembra di aver già sentito da qualche parte questo cognome "Mussolini"...non mi viene in mente però...magari sui libri di storia...

I POPOLI NON DOVREBBERO AVERE PAURA DEI LORO GOVERNI, SONO I GOVERNI CHE DOVREBBERO AVERE PAURA DEI POPOLI...

Scontri di Piazza Navona: la verità monca del governo

Una serie di immagini dimostrano che prima i giovani di estrema destra picchiano a sprangate alcuni studenti medi senza che nessuno intervenga
di ANDREA DI NICOLA

ROMA - Uno scontro, anzi un assalto dei centri sociali contro i ragazzi pacifici di Blocco studentesco. La verità costruita dalla polizia e confezionata dal governo è bell'e pronta per andare in onda su Tg e televisioni. Tutto vero: gli universitari sono entrati in piazza Navona ed hanno affrontato i neofascisti di Blocco studentesco. Tutto vero, ma solo una parte della verità. Una parte perché non dice cosa è successo in quella piazza romana prima dello scontro. Non dice insomma, come ricostruito da un ragazzo che ha scritto a Repubblica e come testimoniato da decine di foto che, prima dell'azione degli universitari, un camioncino pieno di mazzieri aveva aggredito a cinghiate e a sprangate gruppi di quindicenni che fino a quel momento avevano giocosamente, accompagnati dai loro professori, contestato il decreto Gelmini.

Dal famigerato pulmino bianco sono scesi studenti, molti evidentemente fuoricorso, che a botte e calci si sono posizionati nel cuore dell'assembramento di ragazzini delle medie superiori spargendo violenza e terrore allo scopo di connotare a destra la protesta studentesca. Solo a questo punto intervengono gli universitari chiamati dai più giovani per cercare una difesa che la polizia non ha saputo offrire. Dal corteo della Sapienza arriva un gruppone, a mani nude tanto che per attaccare usano i tavolini e le sedie dei bar che trovano in piazza e inizia il confronto con i neofascisti.

Per motivi oscuri le forze dell'ordine si accorgono solo di questa seconda fase della prima, dell'attacco ai liceali da parte di Blocco studentesco non si accorgono. I funzionari di polizia, che pure non erano distanti da dove avveniva il macello dei diritti, dicono di non essersene accorti e non ne fanno cenno nelle loro ricostruzioni. Tanto meno ne fa cenno in Parlamento il sottosegretario Nitto Palma vendendo al Parlamento e al Paese una verità monca che però le tecnologie smontano nel giro di poche ore. Le foto parlano chiaro e, a meno che questo non sia un Paese di maestri di Photoshop, ci dicono che quella del governo e della questura è una verità monca. Quasi una menzogna.

NOI QUESTA CRISI NON LA PAGHIAMO!!!


Le polemiche che in questi giorni stanno colorando pagine di giornali e animando tg e programmi televisivi (affrontati con la perenne superficialità che caratterizza da anni ormai il nostro sistema di informazione) ruotano attorno alle disposizioni urgenti in materia di istruzione e università varate di recente dal governo Berlusconi.
Secondo quanto riportano i media, pare che una strana “epidemia” si sia propagata tra giovani studenti liceali ed universitari, che approfittando dei “soliti polveroni” hanno identificato nella “martire ministra Gelmini” un nuovo nemico da combattere, ricavandone scioperi a go-go e giorni di festa ingiustificati.
Ci sono temi di cui si può discutere spensieratamente dopo pranzo tra un caffé ed una sigaretta, o magari in una domenica apatica e assonnata ascoltando uno dei tanti talk-show che riempiono di mediocrità le nostre case….ma ce ne sono altri, a nostro avviso, molto più delicati e complessi, che necessitano di uno sforzo in più, che dovrebbero essere alimentati dalla curiosità di conoscere, saper e capire come e dove va il mondo, e per cui di sicuro vale la pena scendere in piazza e gridare…pur avendo l’impressione di combattere contro i mulini a vento.
Tralasciando per ora gli ideali romantici alla Don Chischotte, vogliamo sottolineare con forza che non si tratta della nostalgia per un ’68 ormai lontano, né di un’anarchica volontà di criticare tutto e tutti, bensì di valori…in cui si crede o no, valori in cui scommettere e lottare oppure no…senza mediazioni, senza approssimazioni.
La scuola è uno di quei valori non barattabili…l’istruzione, la cultura, il sapere sono il passaporto per la vita, la ricetta che permette di stare al mondo e di starci in modo consapevole ed efficiente… sono le uniche armi veramente utili per difendersi da qualsiasi tirannia, di qualsiasi natura essa sia.
Ecco questi valori negli ultimi mesi sono stati presi in giro, barattati, confusi, umiliati, approssimati…e con essi intere generazioni, le presenti e quelle future, generazioni di professori e giovani studenti…e con essi la storia e la logica sono state messe da parte in nome di un percorso legislativo che non ha alcun senso.
Gianni Vattimo, un grande filosofo e politico italiano, ha tenuto proprio qualche giorno fa la sua ultima lezione all’università di Torino e ha ribadito con forza il suo pensiero: La verità è nel conflitto e non nel dialogo. Quest’affermazione potrebbe certo suonare un po’ troppo eterodossa, forse sovversiva… Ma basta mettere in movimento i neuroni per qualche istante e capire quanto di logico e giusto c’è in questo pensiero. Il conflitto, purché costruttivo e non banale perdita di fiato ed energia, è necessario per la crescita, per migliorarsi, per mettere in discussione le ferme posizioni dietro le quali spesso ci barrichiamo. Negli ultimi tempi il nostro Paese ha perso proprio questa capacità di confrontarsi…certo si è sempre pronti a puntare il dito contro il diverso, ma non è un confronto sensato, bensì una denigrazione ad armi impari per difendersi dagli stessi mulini a vento contro cui lottava l’eroe della Mancha.
Altro che epidemia…qui non si tratta di un malanno di mezza stagione che con qualche aspirina va via…non può essere un movimento effimero senza futuro…c’è troppa rabbia e determinazione nella voce di chi sta urlando da parecchi giorni l’amore per il sapere, in difesa di diritti fondamentali.
Ci troviamo di fronte a qualcosa di più sostanzioso, una lotta che unisce spiriti e cuori così distanti eppure legati da una posizione comune. Sono in gioco quei valori assoluti, non barattabili…e su al vertice ne hanno odorato la consistenza e cominciano a tremare…

Io vorrei, non vorrei, ma se coloro che dovrebbero non capiscono…


E' che non posso fara a meno di rifare - di nuovo - gli stessi conti. Si tratta semplicemente di riassicurarmi che due più due fa ancora quattro; e per fortuna i conti ancora tornano, almeno per me, perché per gli altri, almeno sembra, le cose vanno complicandosi giorno dopo giorno, dibattito dopo dibattito, articolo dopo articolo, e così via... Tra l'altro è un meccanismo molto efficace quello di perdersi nei dettagli e Lorsignori lo sanno benissimo - è la loro arma segreta.
Per non perdersi nelle solite e illuminanti scoperte che l'informazione è strumentalizzata, che il conflitto d'interesse non è più conflitto, ma solo interesse, che la politica attuale persegue solo un obiettivo, il quale sappiamo benissimo, che quello che chiamiamo democrazia non è democrazia, insomma in tutte quelle contraddizioni che nonostante siano ovvie e logiche non riescono a essere riportate a galla. Vorrei riflettere un poco su un caso emblematico di questa storiella psicopatica alla quale siamo costretti ad assistere da un po' di tempo, e sembra che essa non ci abbandonerà almeno fino alla fine del mandato... a meno che gli orsi non si sveglino, ma non credo visto il pericolo d'estinzione della specie... Insomma quello che mi fa andare in delirio è il tema del fascismo, compreso il suo ritorno, e soprattutto il modo, infantile da una parte e ignorante dall'altra, di trattarlo, riportandolo ai livelli del tipo: "io ti ho picchiato, ma tu hai cominciato". Ecco, il fatto è che parlare del fascismo in questi terimni è prima di tutto irresponsabile, e poi mettere sulla bilancia i lati negativi da una parte e quelli positivi dall'altra per vedere cos'era sbagliato e cosa no mi sembra assai ridicolo. La cosa che preoccupa di più è che i signori che trattano questo tema, in modo molto intelligente fra l'altro, non si rendono conto che il problema non è questo!!! Il fascismo non c'è più, non temete, non ritornerà!!! Perciò, presentarlo come una possibile minaccia alla nostra libertà e così detta democrazia è assai ingenuo e per nulla utile, se non all'avversario...NON SI PUO' GIOCARE SECONDO LE REGOLE DELL'AVVERSARIO, altrimenti la sconfitta è assicurata. NON SEGUITE LE VIE CHE VI SONO STATE TRACCIATE, altrimenti... Non si può vincere controbattendo le argomentazizoni degli avversari ma delegittimandole, insomma!!!
Mi spiego meglio applicando una sempre più difficile formula del 2+2=4:
Il fascismo nasce e assuma il significato, nella nostra memoria, di opposizione al comunismo, almeno così noi lo etichettiamo, così lo percepiamo e così lo intendiamo. Perciò se oggi si riporti in vita il concetto del fascismo e del suo ritorno si presume che ci sia anche qualche forma di comunismo (magari quello sconfitto nelle ultime elezioni, ancora meglio!!!) o semplicemente che ci siano due poli contrapposti, concetti che già conosciamo come bianco/nero, buono/cattivo, noi/loro, bene/male ecc. (guardate che coincidenza, "il brutto" sta sempre sulla destra!). E questo è il primo motivo per evitare questo tipo di ragionamento...
In secondo luogo tutti coloro che si nascondono dietro la maschera del fascismo possono in qualsiasi momento, a loro opportuno, accusarvi di essere comunisti e farvi perdere il terreno sotto i piedi, in fin dei conti sono anche autorizzati visto che si tratta del fascismo...
In terzo luogo il fascismo vide la sua gloria in tempi e circostanze ben differenti dai nostri soprattutto per quanto riguarda la consapevolezza e coscienza collettiva dei cittadini. perciò aver paura di rivedere ragazzini coi colletti neri in giro per le strade oppure masse di volontari pronti a morire per la patria non mi sembra il caso.
Infine il quarto (solo perché abbiamo scelto un equazione abbastanza semplice), è che in realtà il fascismo non è un entità a se stante, una sostanza insomma, che può essere ricomposta tale quale, non è un qualcosa di ben definito se non per un uomo come Mussolini. Si tratta più che altro di una forma, o se vogliamo di una maschera, ovvero di un esito di una determinata politica e una deterimnata visione del mondo; per questo non ha una sola faccia come ci si voglia far credere, ma assume ogni tal volta una nuova, quella che meglio si adatta alle corcostanze; non a caso tutti regimi come nazismo, comunismo, fascismo ed altri simili sono nati quasi contemporaneamente, molto probabilmente perché erano appunto le molte facce della stessa medaglia che hanno trovato un suolo fertile per piantare l'odio e raccogliere i suoi frutti, cioè la guerra. I tratti che li accomunano mi sembrano abbastanza eviddenti.
Insomma, Panta rei Signori!!! "Non si può discendere due volte nel medesimo fiume e non si può toccare due volte una sostanza mortale nel medesimo stato, ma a causa dell'impetuosità e della velocità del mutamento essa si disperde e si raccoglie, viene e va...". Infine Signori, notate che il "regime" che sta nascendo oggi ha basi differenti dal fascismo, ovvero non si fonda sulla proprietà collettiva bensì sulla proprietà privata. Il condottiere non è un duce, è un proprietario. Di conseguenza, non sarebbe più intelligente concentrare l'attenzione su questa nuova forma di potere?...Quale? Ce lo possiamo immaginare analizzando con un po' di buon senso la storia. Tant'è che gli eventi degli ultimi tempi accaduti nella politica ci fanno rivivere il passato in diretta. Insomma è come studiarla dal vivo. Che bello...

P.S
Il problema più grave, a mio parere ovviamente, non è tanto il come va avanti questo dibattito, ma perché?

Sig.Cogito

TITITITI...




...a te che odi i politici imbrillantinati

che minimizzano i loro reati
disposti a mandare tutto a puttana
pur di salvarsi la dignità mondana
a te che non ami i servi di partito
che ti chiedono il voto un voto pulito
partono tutti incendiari e fieri
ma quando arrivano sono tutti pompieri
a te che (leggi questo blog) forse sorridendo
giuro che la stessa rabbia sto vivendo
(...)
(Rino Gaetano)

"Un filo del passato che si riallaccia da sè"

L'immigrato Joyce

di GIOVANNI MARIOTTI - Corriere della sera
Al contrario di inglesi e francesi, siamo pochissimo accoglienti verso gli stranieri (ce ne sono, e ce ne saranno sempre di più) che scrivono in italiano. Li consideriamo corpi estranei. Non è una novità. Viene in mente il caso di un immigrato che, dopo aver scritto per cinque anni quasi esclusivamente nella nostra lingua e collaborato intensamente a un giornale di provincia, a trent'anni si sottopose a un esame per essere abilitato a insegnare nelle scuole secondarie. Esame che ebbe luogo a Padova, dal 24 al 30 aprile 1912. Numerose le prove, fra cui un dettato in lingua inglese. Due mesi più tardi il Consiglioo superiore della Pubblica Istruzione dichiarò che l'esame non era valido perché il titolo ottenuto dal candidato nel Paese d'origine non era "equipollente" a una laurea italiana. L'immigrato scelse altri Paesi e smise di scrivere in italiano. Il suo nome (che, senza quella decisione burocratica, forse oggi onorerebbe la nostra letteratura) era James Joyce.

La fine delle passioni

In un epoca dove l'umanità, forse per la prima volta nella sua storia, ha raggiunto (o almeno si sperava l'avesse fatto) ciò che i nostri antenati hanno cercato di ottenere versando il sangue, sacrificando enormi masse di vittime in nome della patria, della sovranità e della libertà; in un epoca dove finalmente, dopo le dure lezioni di storia di guerre, rivoluzioni, ideologie, illusioni e disillusioni, l'uomo ha ottenuto il culmine delle proprie aspirazioni, ovvero la Libertà e la Democrazia. Chi altro se non l'uomo di oggi, istruito, intelligente e ricco di esperienza di vita, di politica e di cultura è in grado di gestire il patrimonio culturale che porta sulle proprie spalle...?! Eppure, i versi delle "Ultime lettere di J.Ortis", protagonista del primo romanzo della letteratura italiana, volto a risvegliare quella passione di amore e libertà che sembrava essere scomparsa dalla coscienza delle persone, in un momento dove si decidevano le sorti della futura nazione... Jacopo Ortis, colui che più di duecento anni fa decise di liberarsi dal peso che porta seco lo scontro tra "volontà forte e nullità di potere", colui che morì per la passione denunciando coloro che preferirono chiamarsi "traditi", invece che vinti, ma soprattutto denunciando la mancanza di una consapevolezza civile...ecco proprio i suoi versi sembrano essere più che mai attuali e pesanti sulle nostre coscienze addormentate. In questo senso, perciò, all'interno di una società che somiglia sempre di più ad un corpo disanimato, spento, immobile, la presenza delle passioni è sintomo di movimento e di vita, di sviluppo e di tensione. Per illuminare le nostre menti e capire meglio cosa hanno significato avvenimenti come le grandi rivoluzioni, il romanticismo, e per fino il movimento del '68, e soprattutto a cosa sono serviti e a cosa potranno servire in futuro questi "risvegli", riportiamo qui un articolo apparso recentemente sul "Corriere della sera", scritto da Silvia Vegetti Finzi.
Da sempre le passioni hanno rappresentato il modo più efficace per organizzare e rappresentare le pulsioni erotiche aggressive dell'umanità. Nella cultura classica le divinità olimpiche impersonavano l'eccellenza delle passioni: nessuno era più iracondo di Zeus, più seduttorio di Affrodite, più geloso di Era. In verità non è mai esistita una società in cui le passioni non fossero controllate, limitate, contrastate da istanze antipassionali come la religione, la morale, l'educazione, le usanze e i costumi, per cui la civiltà, come sostiene Freud, è strutturalmente conflittuale. Le modalità con cui si governano le passioni variano a seconda delle epoche e dei luoghi. La più efficace sembra quella che ne inibisce, non solo espressione, ma persino la rappresentazione mentale, rendendole impensabili. E' significativo che la morale cattolica, processando l'intenzione stessa, consideri peccati anche le trasgressioni che avvengono sotto forma di pensieri, parole ed omissioni. Al posto delle passioni rimosse subentrano allora sentimenti, stati d'animo molto più vivibili e socialmente gestibili. Come mostra il teatro classico, le passioni sono improvvise, clamorose, eccessive, coinvolgono il corpo e la mente, richiedono di essere testimoniate e partecipate, raggiungono un climax per poi spegnersi nella catarsi, cioè nella purificazione delle loro componenti distruttive. Possiedono comunque una potenza distruttiva per cui, dopo, nulla rimane più come prima. Di contro i sentimenti sono sommessi, durevoli, talora privi di ogni coinvolgimento somatico, come quando si ascolta la melodia o si ammira un tramonto. Possono essere vissuti in solitudine, non chiedono necessariamente la presenza degli altri, non mirano a sovvertire gli equilibri interni o esterni. Come tali sono più idonei a una "folla solitaria" anonima, omologata e tecnicizzata come quella contemporanea.
Mentre l'Ottocento - che si apre allacciando amore e morte nel Werther di Goethe - ha messo in scena le passioni morali, il Novecento è stato il grande teatro delle passioni politiche.
Ora le une e le altre sembrano spente. I romanzi sono stati sostituiti dalla letteratura minimalista, l'opera lirica è diventata un reperto storico, la politica ha lasciato il passo all'amministrazione della cosa pubblica. Tuttavia il potenziale passionale rimane intatto, racchiuso nella mente e nel corpo in attesa di obiettivo che lo mobilitino, di figure che lo animino, di rapporti che lo condividano. Come utilizzarne le energie trasformative, le capacità creative? Poiché l'uomo non può, come Dio, creare dal nulla, occorre vi sia un ordine precostruito - un modello, una forma, un codice, un sistema - dalla cui destrutturazione possa sorgere un ordine differente, un figura originale, una nuova presenza nel mondo. Ma la tarda modernità è, in tutti i campi, così disgregata e informe da scoraggiare gli atteggiamenti di negazione, di rivolta o di sfida. Ove tutto si equivale, come è possibile mutare l'esistente? I nonni di oggi, la generazione che "ha fatto il '68", voleva cambiare il mondo, i loro nipoti si accontentano di cambiare il vecchio cellulare con l'ultimo iPod. La meta si è immiserita ma la determinazione e lo slancio sono i medesimi. Soltanto che le passioni sono state dirottate sull'avere e l'apparire attraverso immagini suggestive che si sottraggono al giudizio e alla critica. All'adolescente che chiede "come devo essere?" si risponde "così", ricorrendo alla suggestione piuttosto che all'argomentazione. Poiché i riferimenti ideali risultano per definizione irrealizzabili, i ragazzi si confrontano con sentimenti di inadeguatezza ai quali cercano di reagire con comportamenti euforici o rinunciatari, in ogni caso incapaci di conferire senso e valore alla vita. Siamo nell'epoca di quelle che Spinosa chiamava "passioni tristi", contraddistinti da un malessere opaco, da un senso di inutilità e di impotenza che riflette l'appannamento del futuro. Privo di attese di salvezza e di felicità, il domani appare una minaccia piuttosto che una promessa capace di orientare il cammino verso l'età adulta. Infranti gli stampi della tradizione, venuti meno gli esempi edificanti dei santi e degli eroi, l'esistenza richiede a ciascuno di sfuggire all'assedio degli stereotipi e alle lusinghe dell'esibizionismo con il gesto creativo di farsi "narratore della propria vita". Ma senza una circolazione vitale di idee e di emozioni la creatività non si accende e il gesto creativo ricade inerme ancor prima di mettersi in gioco. Da dove cominciare a prendere parola? Sappiamo che qualsiasi racconto ne ne prosegue uno precedente e, poiché non esiste un inizio assoluto, ogni prima volta è sempre un'altra volta. Per questo mi sembra importante affiancare, alla dominante comunicazione per immagini, la trasmissione di racconti, di storie di vita vissuta, allacciando tra le generazioni il filo di un discorso che veicoli emozioni oltre che dati e informazioni. Se non vengono tradotte in parole condivise, le esperienze passate precipitano nell'insignificanza e nell'oblio mentre la "volontà di dire", per usare una bella espressione di Mario Luzzi, mantiene un canale comunicativo che aiuta l'individuo a uscire dalle strettoie del narcisismo dell'egoismo proprietario, fondato sull'Io e sull'Mio. Il passaggio del testimone da una generazione all'altra consente ai ragazzi di sentirsi membri di una comunità che non è solo fuori ma anche dentro di loro, protagonisti di una storia che conclusa e di un futuro che deve essere ridisegnato ricominciando dal punto in cui il discorso si è interrotto e le passioni, come gli dei, hanno abbandonato il mondo.

IL ROM CHE HA SALVATO L'ITALIA

Abbiamo gioito come tutti gli Italiani per la bella partita giocata dalla Nazionale contro la Francia e per la qualificazione ai quarti di finale. Certo, il calcio rimane pur sempre un gioco, e noi vorremmo che l’Italia tornasse a contare in Europa e nel mondo non soltanto in senso calcistico. Tuttavia, invece di deprimerci e rovinarci la festa regalataci dagli azzurri pensando all’attualita’ politica e sociale del nostro paese, possiamo cercare di usare la partita come spunto per qualche riflessione che vada al di la’ dello sport.

La prima, istintiva, e’ che ci viene voglia di sbattere questa vittoria in faccia a coloro che si permettono di stare al governo di questo paese e allo stesso tempo organizzare feste di partito in cui la gente indossa squallide magliette con scritto “Padania is not Italy”. Chissa’ come hanno vissuto questi signori la serata di ieri. Non ci facciamo illusioni. Quando un ministro dell’Interno (anche se all’epoca non ancora in carica ma pur sempre in pectore) si permette di dire che per lui il 25 Aprile e’ una giornata importante perche’ deve tagliare l’erba del prato di casa, crediamo che nemmeno il calcio possa fare miracoli! Peggio per loro! Rimanete pure a tagliare il prato il 25 Aprile e non guardate le partite della nazionale!! Lasciate a noi il Tricolore e Bella Ciao, l’Inno di Mameli e la maglia azzurra!! Se non capite quello che vi perdete, non possiamo farci niente!!

La seconda riflessione, un po piu’ ragionata, e’ che l’Italia e’ stata salvata da un Rom. Sissignori, Andrea Pirlo, che ha trasformato in modo perfetto il rigore decisivo (come d’altra parte aveva fatto a Berlino due anni fa) e’ un Sinti, sub-etnia Rom (
http://roma.indymedia.org/node/2798). Certo, il merito della vittoria non e’ solo suo, ma provate a immaginare come potrebbe essere andata a finire se ci fossimo mangiati il rigore. Certo, ce ne sono tantissimi come lui, cittadini Italiani di etnia Rom, e non tutti hanno la fortuna di essere campioni. La stragrande maggioranza però sono persone oneste, alcuni hanno combattuto per l’Italia non su un campo di calcio ma in guerra, hanno fatto i Bersaglieri, ma questo non ha fermato lo zelo dei signori che ci governano, che li hanno voluti schedare soltanto a causa della loro etnia e del fatto che hanno scelto, in una Repubblica che si proclama libera, di vivere in roulotte invece che in un appartamento.

Allora ci piacerebbe che Andrea Pirlo diventasse un simbolo di tutti gli altri, una risposta alle stupidaggini di Calderoli, l’ex-dentista (purtroppo ex!) piu’ famoso d’Italia, che ha detto che certe etnie sono meno propense a lavorare di altre. Un simbolo di cosa potrebbe essere possibile se si lasciassero da parte i pregiudizi. Se si pensasse a una politica sociale seria in un paese che non ha mai nemmeno richiesto all’Unione Europea i fondi disponibili per le politiche di integrazione, ma i cui governanti sono pronti a creare capri espiatori quando fanno comodo per i giochi di potere.

E ci piacerebbe anche chiedere ai signori della Lega cosa pensano sarebbe successo se il Rom Andrea Pirlo non l’avesse buttata dentro con enorme quanto lodevole freddezza. Ma sarebbe un domanda inutile. Loro non fanno il tifo per l’Italia. In nessun senso.

L'immigrazione secondo Ponzio Pilato

Tornando sul tema dell’immigrazione. Non ci e’ mai piaciuta la proposta del governo di inserire nel codice penale Italiano il nuovo reato di immigrazione clandestina. L’idea che ci possano essere, per legge, esseri umani di serie A e di serie B ci appare ripugnante. Per fare soltanto un esempio delle aberrazioni che questa proposta introdurrebbe, se approvata: una bambina nata in Italia da genitori “non in regola” sarebbe clandestina, quindi penalmente perseguibile, non appena concepita (gia’, perche’ in Italia—a differenza ad esempio degli Stati Uniti che i falsi liberali nostrani amano tanto soltanto quando si tratta di seguirli in guerra—non basta essere nati sul territorio nazionale per essere automaticamente cittadini!).

Ascoltando le notizie dei giorni scorsi, siamo stati rincuorati dal fatto che due autorevoli voci, tra le altre, si siano fatte sentire al riguardo: quella dell’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani Louise Arbour e quella del Segretario del Pontificio consiglio per i migranti, monsignor Angelo Marchetto. Ma se l’ONU e il Vaticano, come noi, condannano tale proposta principalmente su basi morali, un altro aspetto va anche considerato, quello cioe’ dell’efficacia e dell’applicabilita’ della proposta stessa. Abbiamo trovato al riguardo in rete questa interessante dichiarazione: “Voi conoscete il testo del ddl. Prevede l’arresto, il giudizio immediato e la punizione da 6 mesi a 4 anni, Ora, quando arrivano mille immigrati clandestini tutti insieme, come fare i processi e dove trovare le carceri per rinchiuderli?” Appunto, la proposta e’ completamente inapplicabile, e avra’ l’unico effetto pratico di ingolfare ancor di piu’ il sistema giudiziario e carcerario Italiano con i poveri Cristi che avranno la sfortuna di diventare capri espiatori, a tutto vantaggio dei veri delinquenti (Italiani e non). Siamo quindi pienamente d’accordo con tale analisi il cui autore e’… indovinate un po’ chi? Nientemeno che il Presidente del Consiglio, il Cavalier Silvio Berlusconi. Il quale poi pero’ si e’ preoccupato di specificare che il suo e’ un “pensiero personale” e che sara’ il Parlamento a decidere.

In realta’, il giorno prima Berlusconi si era spinto fino a dire che il reato andava cancellato, ma ha evidentemente dovuto fare marcia indietro (accusando inevitabilmente i giornali di averlo frainteso) per i mal di pancia di Bossi, Maroni, Calderoli e compagnia bella. Per carita’, siamo (ancora per adesso) una Repubblica parlamentare, quindi fa benissimo il capo del Governo a sottolineare che le leggi vengono approvate dal Parlamento. Quello che non ci convince e’ che il Cavaliere non e’ soltanto il capo del Governo, ma e’ anche il leader del maggior partito, i cui parlamentari pendono dalle sue labbra. Insomma, se proprio volesse, questo obbrobrio giuridico potrebbe cancellarlo. Basterebbe mandare qualche bigliettino ai parlamentari del PDL, tipo quelli mandati a “Nunzia” e “Gabi” il giorno della fiducia, ma scrivendo (invece di: “Se avete un appuntamento galante, vi autorizzo ad andare…”): “il reato di immigrazione clandestina va cancellato!”. Coraggio Silvio, non puoi lavartene le mani! Hai gia’ tanti soprannomi, non puoi farti affibiare anche quello di Ponzio Pilato per far contento Borghezio!

Santo subito???

Santo subito??? Ho vissuto con notevole rilassatezza e spensieratezza questo 2 giugno assopito e un po’ troppo uggioso, mentre i doveri quotidiani mi tenevano comunque in movimento…ho lasciato trascorrere una giornata che per me è solamente un giorno in cui non si lavora e in cui in una città vuota e grigia è tutto chiuso e immobile…poi poco prima di spegnere tutto e andare a letto, salutando con malinconia questo giorno di pace….sfoglio qualche notizia su una velocissima pagina web dove leggo…"Presidente, mi raccomando, ci pensi lei", "Io voglio solo una casa" ,"Presidente, la sicurezza, è importante"… “La folla si muove a gruppi per inseguire il passaggio del suo eroe. E si placa solo quando lo ha toccato, ha ricevuto un sorriso, una promessa, un sogno…Cori, grida, delirio, pioggia, ombrelli, spinte, non importa”.….ma io dov’ero in tutto ciò??? Che cosa mi son persa!!!!!!….è sceso Gesù cristo sulla terra ed io neppure ho avuto l’intuizione di accedere la tv e godermi la diretta…forse è stato meglio così, magari è solo stata usata un po’ troppa esagerazione nel descrivere gli eventi, ma io tremo o forse rido per il ridicolo…un giorno in cui dover ricordare la repubblica…la santa repubblica, quella forma di governo in cui la sovranità è al popolo…proprio quella per cui tanto sangue è stato versato, in nome di ideali e di valori e di libertà contro tiranni affamati che tenevano in manette popoli di tutto il mondo….tutto questo mi balza in testa e scavo nella memoria, ritorno virtualmente sui banchi di scuola a sfogliare libri di storia…e di verità chissà…ma poi cado giù…è un attimo e mi scaravento su una realtà……di stranezze e anomalie, i conti non tornano….e la festa delirante diviene un lutto irreversibile…..popoli di tutto il mondo tremate!!!!…..il tiranno è tornato….ma quel che è peggio è che è la sua gente ad inneggiarlo….i loro animi bruciano di passione….e la maestosa maschera può anche essere posta via, il tiranno è tornato!!!!…..è santo!!!!

...Fiamme creatrici di un'assidua Verità...

"Queste poesie sono per me e per te e non sono per i più - inutile pretendere che i più e noi ci assomigliamo. I più hanno con noi in comune meno della radicequadratadimenouno. Tu e io siamo esseri umani; i più sono degli snob.
Prendi la faccenda del nascere. Cosa significa nascere per i più? Irriducibile catastrofe. Rivoluzione sociale. L'aristocratico colto sbalzato dal suo superpalazzo iperesclusivo ultravoluttuoso, e gettato in un incredibilmente volgare campo di concentramento formicolante di ogni immaginabile specie di organismi indesiderati. I più sognano una tuta garantita anticoncezionale d'indistruttibile apersonalità. Se i più dovessero nascere due volte improbabilmente lo chiamerebbero morire - tu e io non siamo degli snob. Noi non possiamo mai nascere abbastanza. Siamo esseri umani; per cui la nascita è un mistero che avviene solo quando siamo fedeli a noi stessi. Tu e io portiamo la pericolosamente comoda veste del fato e troviamo che ci dona. La vita, per noi eterni, è il presente, e il presente è troppo occupato a essere un po' più di tutto per sembrare qualcosa, catastrofico incluso.

(...)

Miracolosi avverranno. Con te lascio un ricordo di miracoli: sono di qualcuno che sa amare e che di continuo rinascerà, un essere umano; qualcuno che ha detto a chi gli sta vicino, quando le sue dita si rifiutavano di tenere un pennello "legatemelo in mano" -
nulla di comprovante o malato o parziale. Nulla di falso, nulla di difficile o facile o piccolo o colossale. Nulla d'ordinario o straordinario, nulla di vuoto o pieno, reale o irreale; nulla di debole e conosciuto o goffo e indovinato. Ovunque tinte figlianti, innocenti spontanee, vere. Da nessuna parte possibilmente carne e impossibilmente un simile giardino, ma veri fiori che sono mammelle fra bocche di luce. Nulla di creduto o dubitato; cervello sopra cuore, superficie: in nessun luogo odiare o avere paura; ombra, mente senz'anima. Solo incommesurabili fresche fiamme creatrici; solo reciproco costruirsi sempre distinti sestessi che vicendevoli s'aprono interamente: solo vivi. Mai le assassinate finalità del dovequando e sino, nongiuochi impotenti di falsovero e verofalso; mai raggiungere o fermarsi, mai la morbida avventura del nonfato, pene ingorde o estasi meschine d'inesistenza; mai riposarsi e mai avere: solo crescere.
Sempre la bella risposta che pone una domanda più bella. "

E. E. Cummings - "New Poems" 1938

E' senza dubbio molto significativa questa citazione di Cummings, estratta dalla raccolta di poesie "New Poems", con la quale abbiamo voluto dare inizio a questo blog. E cosa vuole essere questo blog ce lo dice proprio Cummings, romanziere e poeta americano del '900, anarchico individualista, sperimentlista in grado di spingersi oltre gli schemi tradizionali del panorama letterario del secolo. Egli pone al centro la vita, il nascere...miracolo quotidiano di cui egli non si sente mai sazio; è un nascere che metaforicamente rimanda al concetto di un incessante carpe diem, di una filosofia troppe volte svalutata ed imbrigliata in facili luoghi comuni.
Per Cummings e per Noi ogni giorno è una nascita; egli si affida al destino e al corso degli eventi senza l'ansia o la presunzione di programmare o schematizzare; ed è forse una veste pericolosa quella del fato, ma senz'altro più gaia di una tuta anticoncezionale d'indistruttibile apersonalità, la tuta che troppi esseri umani oggi hanno scelto di indossare per difendersi da qualsiasi seme fecondo di verità, poesia, arte, creazione, amore...ci stiamo gelando dietro maschere sintetiche di non personalità, e vale a dire schemi di massa...e questo per Cummings e per Noi non è nascere, bensì morire prima del tempo.
Egli rifiuta qualsiasi categoria banale...comune...generica. Grande, piccolo, facile, vuoto, pieno...il mondo è troppo vasto e variegato per tali aggettivi. Egli sceglie di seguire una via di arte, di creazione, di passione, di condivisione e apertura al mondo, a chi sa capirlo, a chi mai, in nessun luogo, odia o teme, ma solo accoglie e dona. E' un reciproco costruirsi...è una scelta ben precisa, che Noi oggi abbracciamo senza paura, proprio come ci insegna Cummings; perchè Noi non vogliamo mai giungere in un luogo per poi fermarci. Noi corriamo incontro alla vita e vogliamo solo crescere, senza sosta e senza riposo...tempo sprecato sarebbe per una vita troppo breve! Noi scegliamo di essere vivi e veri...e nella ricerca della verità speriamo di coinvolgere più anime possibili.

"Torna al tuo paese, sei diverso"..."Impossibile, vengo dall'universo!!!..."

Vorremmo qui proporvi alcune ulteriori riflessioni sul dibattito sull’immigrazione, senza alcuna pretesa di scientificità o completezza, ma nella speranza che possano essere utili a stimolare il dialogo e recuperare un minimo di razionalità su un argomento cosi’ delicato. Pochi giorni fa, sulla web page di uno dei maggiori quotidiani Italiani si poteva leggere il titolo (neanche molto in risalto, per dire la verità): “Donna cinese sgozzata in casa”. Il sottotitolo si premurava di specificare: “La vittima era munita di regolare permesso di soggiorno”. Crediamo che tale modo di riportare una notizia cosi’ drammatica sia emblematico del clima che si respira oggi in Italia. Anche di fronte agli eventi più orribili, un immigrato resta comunque un immigrato, prima ancora di essere un uomo o una donna, un essere umano. Quando una vita e’ stata spezzata in modo cosi’ brutale, e’ veramente importate e prioritario specificare che i documenti della vittima fossero a norma di legge? Quale messaggio subliminale si può evincere da una scelta giornalistica del genere? Forse dovremmo essere ancor più scioccati per il semplice fatto che la persona uccisa era in regola? Magari, se fosse stata un’immigrata clandestina, avremmo forse dovuto concludere che in un certo senso era lei che, come si dice, “se la era andata a cercare?”. Non ce la sentiamo di dubitare della buona fede del giornale in questione, che anzi consideriamo uno degli ultimi bastioni di informazione (più o meno) libera nel paese. Il dato di fatto e’ che l’equazione "immigrato uguale problema uguale criminalità" e’ entrata in modo quasi irreversibile nella psiche collettiva. Ne consegue che certi titoli, che all’inizio degli anni Novanta erano a esclusivo appannaggio di giornali locali più o meno apertamente razzisti e venivano giustamente fustigati nella rubrica Cronaca Vera del settimanale di resistenza umana “Cuore” (un esempio per tutti: “Incidente stradale: morti un uomo e un marocchino”), possono essere trovati al giorno d’oggi anche in testate di ispirazione assolutamente democratica e di fedeltà ai valori di eguaglianza e tolleranza della Costituzione. D’altra parte, e’ vero, oggi al governo abbiamo una partito (La Lega) che non ha esitato per quasi vent’anni a soffiare sul fuoco dell’intolleranza per costruire il proprio capitale politico, i cui eccessi non crediamo possano essere moderati da altre tradizioni politiche che, al di la’ dei pur lodevoli omaggi recentemente pagati ai valori della democrazia e dell’antifascismo, sembrano poi far fatica a liberarsi di certi antichi retaggi nei comportamenti pratici. Non si può tuttavia negare che i raid della polizia nei campi Rom e il dibattito su leggi e pacchetti speciali erano già iniziati al tempo del governo Prodi, in risposta all’orribile omicidio di Roma di cui e’ accusato un Rom, come se la responsabilità penale fosse di un’etnia, e non individuale, e come se nello stesso anno la media di donne uccise in Italia non fosse stata di una ogni tre giorni (ma nei casi, la maggioranza, in cui l’aguzzino e’ un Italianissimo membro della famiglia, non si può sbattere il mostro in prima pagina…). Che fare, allora? Dobbiamo rassegnarci, come adesso, alla politica repressiva di chi impunemente si permette di chiamare gli immigrati “Bingo Bongo” o, nel migliore dei casi, a un “razzismo democratico” di stampo buonista tipo quello proposto dal centro-sinistra (per dirla tutta, sono apparsi a Napoli manifesti firmati dal PD in cui si diceva che e’ giusto chiudere il campo Rom di Ponticelli, che tra l’altro era appena stato dato alle fiamme)? Noi non facciamo finta di avere facili e pronte soluzioni per un problema sociale ed economico cosi’ complesso, ma senz’altro la nostra coscienza non ci permette di accettare quelle che sembrano essere le uniche soluzioni praticabili nel dibattito politico “ufficiale”.

PS: Un grazie speciale per questo contributo ad un nostro caro lettore!!!

Per la verità contro ogni estremismo

E' sempre molto difficile parlare di politica, di problemi nazionali e delle strade migliori per affrontarli...difficile innanzitutto perché troppo spesso manca la consapevolezza e la conoscenza della reale natura e portata dei problemi e si finisce col cadere in banali ideologie, che sarebbe invece bene lasciarsi alle spalle. Spesso è un'informazione adeguata che manca rendendo assopite coscienze già troppo limitate. La nostra visione delle cose oggi tende a prescindere da fazioni e partiti politici, poiché sentiamo verso di essi una grande sfiducia. Possiamo però ancora utilizzare lo strumento della ragione, mettere in moto i cervelli e basarci su fatti reali, concreti, parlando della realtà che ci circonda e scaricando quelle congetture banali che mai hanno funzionato veramente, se non con gli strumenti dell'inganno e della violenza. Noi decidiamo di schierarci contro qualsiasi estremismo di qualsiasi provenienza esso sia, perché crediamo che le idee radicali non siano affatto adatte a gestire un mondo e una società così veloci e volubili. Crediamo dunque ai fatti reali, i quali ci mostrano palesemente quanto il nostro Paese abbia adottato (o forse mai abbandonato) visioni estremiste su molti argomenti, scegliendo di affrontare i problemi dall'uscita di emergenza invece di utilizzare la porta principale, prendendoli di petto. Succede così che il problema dell'immigrazione divenga una psicosi generale, che allarma i cittadini per una presunta minaccia alla purezza e all'ordine nazionale. Si sceglie di parlare di un tema così delicato solo attraverso il filtro della criminalità e della cronaca nera, senza aprire seri dibattiti in cui ci sarebbe forse la possibilità e l'opportunità (preziosa) per tutti di capire come stanno le cose, un po' più a fondo, senza accontentarsi della superficie. Si dovrebbe allora parlare dell'immigrazione, quale fenomeno inarrestabile, poiché insito nella natura stessa dell'uomo e parte costituente di un mondo sempre più globalizzato che dall'"alto" è sempre più sostenuto e difeso. Se si sviluppa la paura dello straniero in quanto tale, prescindendo da ogni contesto noi scegliamo di guardare oltre, assumendo una prospettiva più ampia e leggere tale nuova xenofobia come uno degli "assi nella manica" che il capitalismo internazionale ha posto in essere per la sua sopravvivenza. Non è possibile oggi parlare ancora di nazioni e confini, dobbiamo ormai essere tutti ben consapevoli dell'interdipendenza che lega ogni angolo del mondo creando una rete invisibile...e talvolta micidiale. C'è scambio e connessione dovunque e con chiunque e c'è una penetrazione di modelli e idee troppo spesso omogeneizzati e "commercializzati". Sono argomenti che meriterebbero analisi approfondite...ed un post diverrebbe troppo lungo, forse noioso...il nostro intento perciò è semplicemente lanciare la nostra idea, quella di altri intellettuali, dare voce a chi resta nell'ombra solo perché non emerge dai circuiti tradizionali. Noi abbiamo cominciato a leggere tra le righe di molti estremismi, scoprendo che il capitalismo avanzato che domina oggi le nostre economie cerca di sopravvivere a seconda che si tratti di un momento di crescita e stabilità o di crisi. Nella prima fase infatti, quando è veloce e inarrestabile il processo di accumulazione di plusvalore, e quando l'obiettivo è il comando assoluto sulla produzione e sul lavoro, allora si utilizza l'arma della massificazione e omogeneizzazione. Nella seconda fase invece (che è poi quella in cui stiamo vivendo già da qualche anno) ossia in caso di crisi, sovraproduzione, saturazione dei mercati e strisciante disagio sociale, il potere del capitale vede la situazione sfuggirgli dalle mani, non riuscendo più ad estorcere consenso generalizzato dalla "massa", è così che si utilizza il vecchio strumento (sempre caro a chi di dovere) del "divide et impera", ossia dividere le masse, puntare il dito contro minoranze e diversi, spostando l'attenzione sul problema della sicurezza, facendo credere loro di non sopportare più le "angherie" degli estranei....quando invece è lo sfruttamento del capitale la vera "porcheria".
Come già accennato non vogliamo dilungarci troppo...di spunti per riflettere ne abbiamo lanciati abbastanza, speriamo di risvegliare qualche coscienza!!!

Invasioni barbariche

In occasione della ricorrenza della morte di Zbigniew Herbert, avvenuta esattamente dieci anni fa, vorremmo proporre alcune delle poesie di questo celebre poeta polacco, cercando di tracciare un nesso tra la storia di ieri e la storia di oggi, tra imperialismi del passato e imperialismi del presente, tra cultura tecnica positiva e cultura umanistica negativa, tra buono e cattivo, tra vero e falso; ricordando un uomo che ha sofferto tutti questi "ismi" che ancora oggi non sembrano scomparsi, bensì riproporsi in nuove vesti; costretto a chiudersi in quella cosiddetta "emigrazione interna", vivendo il proprio malessere dinanzi al vuoto etico e al livellamento verso il basso in una società totalitario-consumistica. Un uomo coraggioso e indipendente, fedele alla dignità dell'uomo e alla sua forza morale e soprattutto amante della libertà.
Riportiamo qui alcune poesie della sua ultima raccolta "Epilogo del temporale",tradotte in lingua italiana.

A Marco Aurelio
Al prof. Henryk Elzenberg

Buonanotte Marco spegni il lume
e chiudi libro Già alto si leva
l'argenteo allarme delle stelle
il cielo parla con lingua straniera
è il barbaro grido del terrore
che il tuo latino non conosce
è la paura l'eterna oscura paura
ora batte sulla fragile terra

umana E vincerà Odi il rombo
è la marea Distruggerà i tuoi
libri l'inarrestabile fiumana
e del mondo crolleranno i muri
quanto a noi - tremare al vento e
di nuovo smuovere ceneri aria
morder le dita dir parole vane

perciò Marco sospendi la tua quiete
dammi la mano sopra la tenebre
lascia che essa tremi quando il cieco
universo picchia sui cinque sensi
ci tradiranno universo astronomia
computo di stelle saggezza d'erbe
e la tua grandezza troppo immensa
e il pianto mio impotente o Marco



Due profeti. Prova voce


Dalla bianca tribuna
di batuffoli cuscini piumini
parlo in lingua bebe
all’umanità (non tutta)
il resto dell’umanità
ascolta – non ascolta – dimentica –

così prese a battere
candida sorgente del vilucchio
mostruosa sorgente dello sterminio

due profeti – prova voce

allora allora
non ritornerai al felice volto della mela
ai bianchi giardini quietamente ardenti
fluidi spazi
temete l’eruttazione della tempesta

rumori nel guardaroba

o Rapallo repubblica adultera
scintillano le spade
città dal capo di ratto


Detti la parola

ero molto giovane
e il buonsenso suggeriva
di non dare la parola

potevo dir benissimo
ci rifletto ancora
niente fretta
non è mica un orario delle parternze

darò la parola dopo la maturità
dopo il servizio militare
quando costruirò una casa

ma il tempo esplose
non ci fu un prima
non ci fu un dopo

nell’accecante ora
bisognava scegliere
quindi detti la mia parola

la parola–
un cappio al collo
parola suprema

di rado nei momenti
quando tutto diventa leggero
passa in trasparenza
ripenso:
“do la parola
molto volentieri
ritirerei quella parola”

ma dura poco
ecco ché – scricchiola l’asse del mondo

passano le persone

i paesaggi
i variopinti cerchi del tempo
la parola data invece
incastrata nella gola

...IN DIFESA DELLA VERITA'...

...Raid fascista all'Università e la si definisce "rissa aggravata"...quale, se non questa, può essere considerata una lotta per la verità????? Gli animi infiammati della facoltà di Lettere de La Sapienza hanno contagiato anche noi, in un afoso pomeriggio di maggio...addensando ulteriormente un clima già teso da giorni, forse mesi. Blitz a sfondo razzista al Pigneto, pestaggio mortale a Verona, campi nomadi dati alle fiamme, caccia a gay, immigrati e studenti di sinistra...chiamiamoli pure "scontri tra imbecilli fuori dalla storia e dal tempo", così definiti dal Primo cittadino della Capitale. Certo, potremmo fidarci sulla parola, chiudere i giornali e dimenticare tutto, ma a noi non basta...perché in fondo è difficile fidarsi di colui che:
1) 1981: fermato per aver partecipato insieme ad altri quattro del Fronte della Gioventù all'aggressione di uno studente di 23 anni.

2) 1982: denunciato per aver lanciato una bomba molotov contro l'ambasciata dell'Unione Sovietica a Roma.

3) 1989: arrestato a Nettuno per resistenza aggravata a pubblico ufficiale, manifestazione non autorizzata e tentato blocco di corteo ufficiale.

4) indagato dal Tribunale dei ministri per presunti finanziamenti illeciti ricevuti da Calisto Tanzi, tramite Bernardoni Romano, per la sua rivista "Area".

Noi scegliamo dunque la strada del dubbio e della riflessione...e legittimamente ci domandiamo: sono episodi collegati fra loro oppure semplici coincidenze gli atti di violenza esplosi di recente in ambito nazionale? e ancora....se è certa un'"emergenza sicurezza" nel nostro Paese, essa scaturisce dalla mancanza di leggi più severe sull'immigrazione o da sentimenti di intolleranza e razzismo che infettano la società italiana, e che trovano sedimento in ideali fascisti sopravvissuti fino ai giorni nostri?????
Beh...verrebbe da escludere d'istinto la seconda opzione, poiché i danni del fascismo sono (o dovrebbero essere) vivi tutt'ora nelle menti degli italiani e perché proprio la nostra Costituzione, che quest'anno compie 60 anni, vieta la riorganizzazione sotto qualsiasi forma del Partito Fascista e degli ideali ad esso collegati (art.XII,Disposizioni Transitorie e Finali).
Ci sentiamo di affermare con sicurezza che tale articolo, però, non sia affatto rispettato...dal momento che si avanza la proposta di intitolare un via di Roma a Giorgio Almirante, politico fascista italiano, fucilatore di partigiani, che espresse tali idee "Il razzismo è il più vasto e coraggioso riconoscimento di sé che l'Italia abbia mai tentato". E ad appoggiare tale proposta è lo stesso Alemanno!
Noi crediamo che quei sentimenti fascisti, razzisti e xenofobi, che sembrano così lontani dal nostro presente, siano più che mai vivi e vadano combattuti prima che il seme possa fecondare anime deboli e incoscienti di una società sempre più confusa e manipolata!!! E proprio tali sentimenti, di natura politica, hanno fomentato le azioni di violenza degli ultimi giorni. Noi vogliamo credere alla verità della storia e dei fatti, distaccandoci da qualsiasi "schema ideologico" del passato...e, fatte le dovute analisi, urliamo a gran voce quella che crediamo essere la vera emergenza dell'Italia e degli Italiani oggi: la decadenza della democrazia!!! Il nostro "pacchetto sicurezza" prevede a riguardo un ritorno all'uso della ragione, alla tolleranza e al rispetto verso l'essere umano, concentrando tutte le energie per affrontare a testa alta, e magari sconfiggere, i veri mali che non permettono all'Italia di essere un paese onesto, all'avanguardia, tollerante e degno della sua storia!!!!!!!


Prima di tutto vennero a prendere gli zingari

e fui contento, perché rubacchiavano.

Poi vennero a prendere gli ebrei
e stetti zitto, perché mi stavano antipatici.

Poi vennero a prendere gli omosessuali,
e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.

Poi vennero a prendere i comunisti,
ed io non dissi niente, perché non ero comunista.

Un giorno vennero a prendere me,
e non c'era rimasto nessuno a protestare.

Berlino, 1932; Bertold Brecht